Is this Isis? (Ovvero Stato Islamico, estremismo e democrazie occidentali)

di Imrahil (con il decisivo contributo di Matteo Rezza)

Strombazzato dai telegiornali e da tutti i vari media, possiamo ormai dare per certo il controllo da parte di miliziani vicini all’ISIS di Tripoli (bel suol d’amore), e della Cirenaica, motivo per il quale mi ritrovo a scrivere due righe riguardo un macro argomento che trova il mio interesse da sempre, ovvero la dialettica Occidente/ vicino oriente. Infatti ora si può dire che siamo (letteralmente) a un tiro di SCUD, se mi si concede licenza poetica per il famoso proverbio, da gruppi armati che dichiaravano fino a pochi mesi fa’ di voler conquistare Roma, stuprare le nostre donne e altre minacce degne dei primi anni del medioevo.

Chiariamo subito, non sono affatto preoccupato della cosa, e penso non sia necessario esserlo: una potenza di quart’ordine come la Giordania, senza intervenire via terra, sostiene di aver in due giorni di bombardamenti, distrutto il 20% della capacità offensiva dell’intero califfato. Nelle ultime 48 ore, poi, un paese ancora instabile come l’Egitto sarebbe riuscito nell’impresa di impadronirsi di 55 elementi del “Daesh” (Isis in arabo), con un’operazione delle forzi speciali che sono penetrate via terra nella città libica di Derna, nell’est della Libia, città autoproclamatasi Califfato e avamposto dello stato Islamico nel paese nordafricano. A questa operazione si aggiungano i bombardamenti degli F-16 egiziani della notte precedente che, a sentire fonti libico-egiziane, avrebbero causato decine di morti. Se poi si considera l’assedio di Kobane, che per quanto sia stata una tragedia umanitaria, ha dimostrato l’inadeguatezza dei mezzi e la relativamente bassa convinzione dei miliziani di Al-Baghdadi, costretti allo stallo da un pugno di curdi Peshmerga se possibile ancor peggio equipaggiati, molto motivati ma decisamente più terrorizzati, potete capire come non riesca a considerare la capacità militare del Califfato una seria minaccia. Se invece si parla di possibilità di attentati di cellule relativamente piccole, beh, quello è un altro discorso, ma dormite sonni tranquilli, Angelino Alfano vigila per noi (prot).

                                                    10583925_944953665549713_8522250909365104394_n

            (Nell’immagine al centro, l’ennesimo messaggio di odio da parte di questi scellerati)

Certamente, un prigioniero di guerra barbaramente ucciso fa sempre notizia e provoca sempre grande indignazione da parte dei media e dei governi occidentali. Tuttavia, l’ISIS altro non è che una creatura occidentale, o per lo meno una conseguenza della scellerata politica estera della nostra coalizione. Facciamo un passo indietro e torniamo alla primavera araba. Quanto ci siamo leccati i baffi ancora sporchi  della dolce riconquistata libertà dei popoli, tra un tweet e un post su Facebook. Quanto è stato bello vedere cadere dittature pluridecennali, Benalì, Gheddafi, Mubarak, Assad.. E prima ancora, anche se in un contesto diverso, Saddam Hussein. Giungiamo quindi a libere elezioni e… sorpresa! L’integralismo islamico vince (quasi) sempre o guadagna in ogni caso enormi consensi. E “sorpresa”, nasce una dittatura molto peggiore della precedente.

La caduta dei regimi socialisti laici in medio oriente, che hanno per quarant’anni tenuto a bada per conto nostro i fondamentalismi islamici, ha aperto la strada all’ISIS e compagnia cantanti. Gruppi prontamente armati dall’occidente proprio per aiutare la libertà dei popoli contro la dittatura, divenuta improvvisamente inutile dopo la fine della guerra fredda, non essendo più necessario rompersi i coglioni a vicenda tra NATO e Patto di Varsavia con scaramucce di confine.

Ora cosa rimane da fare? Riportare la libertà a quei popoli con un intervento armato targato ONU (ma leggi NATO)? Esportare nuovamente la democrazia? Ma ce l’avevano, e hanno scelto di rinunciarvi. L’ipocrisia occidentale è chiara da anni, legata ad interessi economici e al “ci piace la vostra democrazia, se viene eletto un leader che piace a noi. In caso contrario verremo ad insegnarvi cos’è la democrazia, così avrete la possibilità di ritentare ad eleggerne un altro (che ci piace di più)”. L’esportazione della democrazia è sempre stata lo scudo delle potenze occidentali dietro al quale nascondere secondi fini, e la tempestività della reazione è sempre stata direttamente proporzionale alla quantità di petrolio/altre risorse presenti nel paese in cui si intende intervenire.

Checcè se ne dica, influenzare la politica interna dei paesi vicini e se necessario condizionarla in maniera coatta con un intervento militare è pratica storicamente comune, utile e soprattutto attualissima (qualcuno ha detto Ucraina Orientale a.k.a Stato Federale della Nuova Russia?), in particolare se ci si sente concretamente minacciati dalla cosa. Per questo motivo, plaudo all’unica dichiarazione di senso compiuto proferita dalla bocca del nostro ministro degli esteri, che parla di sforzi da parte di tutta l’unione europea per arginare l’avanzata dell’ISIS, e della possibilità di inserirsi in Libia anche militarmente, se necessario. E’ brutto parlarne in questi termini, e ci si nasconde sempre dietro alla tenerezza che possono o meno fare le popolazioni locali oppresse da questi regimi, vecchi o nuovi che siano (e’ altresì vero, tuttavia, che la bagarre degli interventisti duri e puri di solito cela pressioni inconfessabili da parte di lobbisti e faccendieri vari legati all’industria delle armi, interessata solo a chiudere lucrosissime commesse militari, NdR)

Dubito fortemente che a qualcuno importi (a livello di politica internazionale, ovviamente, le ONG esistono proprio per questo) che i giovani libici vengono presi a scudisciate per essersi bevuti una birra, che le donne libiche non possano esprimere liberamente il proprio pensiero o che vengano calpestati i diritti dell’uomo, bensì piuttosto che il punto sia che non vogliamo che ci piovano in testa missili balistici a corto raggio e che tra le migliaia di migranti che arrivano ogni giorno in Italia ci sia il Coulibaly di turno . Vedremo cosa ci riserverà il futuro.

Lascia un commento