Il ritorno dei morti viventi…per davvero (Ovvero in un mondo di morti in piedi, quello che tira di più in tv è lo Zombi)

Di Imrahil

Chi ha più di 10 anni e non vive nella caverna di Platone sa di che cosa stiamo parlando. Sapete tutti. All’inferno deve essere finito il posto, come diceva Romero nel suo primo film sul tema, perchè i morti stanno effettivamente camminando sulla terra. Non mi riferisco alla classe politica o alle baronie  universitarie, ma al ritorno in auge sul piccolo schermo, sul cartaceo ed in ambito videoludico di una corrente artisco-letteraria esplosa tra i ’70 e gli ’80, pressochè scomparsa per 20 anni, e ritornata alla ribalta prepotentemente ai giorni nostri, trascinata dalla pluripremiata e seguitissima serie televisiva “The Walking Dead” ed una riuscita generazione videoludica a tema “morti viventi” iniziata con il celebre “Left for Dead” di Valve. Generazione che sta proseguendo ora nella mediocrità con una serie di titoli survial horror estremamente simili e mezzi indie (Dayz, Rust, H1Z1, Dying Light, 7 Dasy to die, Nether e decine di altri, no more room in hell), TUTTI o quasi ancora in fase di sviluppo ma TUTTI prontamente in vendita per lucrare sul momento di gloria del tema. La nostra idea di cancro.

Ma che cos’è uno Zombi? Non ci troviamo infatti di fronte ad un’icona super classica dell’horror. Beh, in realtà si, ed anche meritatamente, ma se si parla di grandi classici della letteratura, miti e leggende europee vecchie di secoli, lo zombi in sè e per sè non compare. Frankenstein, il moderno Prometeo di Mary Shelley, può essere certamente considerato un morto-vivente (e nei fatti lo è), ma è un personaggio estremamente più complesso e per molti versi concettualmente diverso rispetto a quello tutti noi consideriamo uno zombi.

Infatti, una delle principali caratteristiche dello zombi, è la totale assenza di personalità e di ragione: Il termine Zombi deriva dal creolo, ed a quanto dicono le leggende haitiane, alcuni potenti stregoni vudù erano in grado di intrappolare frammenti dell’anima di una persona, portandola in uno stato di morte apparente. Anche a mesi dalla sepoltura di queste persone, gli stregoni sarebbero stati in grado di usare quella piccola parte di anima catturata per “risvegliare” il morto e renderlo proprio schiavo. Qualcuno alla fine degli anni ‘60 deve aver pensato che spettri, fantasmi e spiriti, che per secoli hanno padroneggiato l’immaginario della paura nella storia dell’uomo nel campo “in bilico tra vita e morte”, avessero fatto il loro tempo. Che diavolo, era il ’68 quando uscì il capolavoro di Romero “La notte dei morti-viventi”, dove tutto ebbe inizio, una risposta ad una società di giovani sessantottini atei, pacifisti e sessualmente disinibiti che non poteva certo essere terrorizzata da qualcosa di così intangibile come gli spiriti maligni. Romero pensò probabilmente che ci volesse qualcosa di più “reale”,qualcosa che si potesse vedere, toccare, che fosse affamato e soprattutto che fosse ripugnante. Pertanto prendendo spunto dalla suddetta leggenda vudù, venne creato il mito dei tempi moderni degli zombi ed il concetto di apocalisse ad essi legata. Per i successivi vent’anni conobbero un successo impressionante, motivo per il quale tutto il mercato dell’horror ruotava di fatto attorno ad essi, dalle produzioni hollywoodiane ai B-movies di tutto il mondo, dai tributi nei video musicali alle prime apparizioni nei giochi a 8-bit dell’epoca.

Tutto molto bello. O forse no. Sopravviveranno gli zombi alla terribile prova del quindicennio 1995 – 2010? Beh, a dirla così, direi proprio di no. Il motivo è presto detto: gli zombi, nella loro visione classica per lo meno, sono esseri ripugnanti parzialmente decomposti e marcescenti, non brillano certo per strategia o intelletto, decisamente lenti e perfino più deboli di un essere umano in salute. Come si può aver paura di loro? Sicuramente il gran numero in cui solitamente appaiono è un ottimo punto di partenza, ma la realtà è che è difficile vedere uno zombi come una minaccia se la si prende in maniera razionale. Negli anni ’90 quindi, per cercare di salvare il salvabile, viene fatto un reboot degli zombi: gli “infetti” hanno anch’essi perso la propria razionalità e personalità, sono anch’essi molto affamati, ma tecnicamente non sono morti. Sono appunto semplicemente ammalati della misteriosa malattia di turno, il che li rende agili e veloci almeno quanto un uomo. Il film “28 giorni dopo” è un classico esempio di film zombi 2.0. In tutta sincerità questa corrente non ebbe un grandissimo successo, o meglio ebbe un successo neppure paragonabile a quello della corrente zombi “classica”.

Come fin troppo spesso succede, la chiave del successo è da ricercarsi nel passato. Nel 2010 la rete televisiva americana AMC acquista i diritti per girare una serie tv basata su una graphic novel di buona qualità, chiamata “The walking dead”. Trama interessante e misteriosa al punto giusto, splatter, problemi morali e zombi vecchio stile. Un successo mondiale. Questa serie televisiva ha il merito di aver riportato i reflettori sugli zombi, destinati a decomporsi definitivamente nel dimenticatoio (sconfinato) delle “cose fighe degli anni ‘80”. Ma ha anche la colpa di aver avviato una “corsa agli armamenti” da parte di software house, case di produzione e compagnia bella per accaparrarsi licenze, inventare qualcosa di brutto e banale sul tema in fretta e furia da lanciare sul mercato sfruttando l’onda del successo. E la crescita di una generazione di imberbi fan della serie che di zombi non sanno assolutamente nulla. NULLA. Ma in fondo è così per tutte le cose. Non possiamo certo attribuire la colpa alla AMC per aver prodotto una serie di alta qualità, come al solito per trovare il colpevole, non c’è che da guardarsi allo specchio. Durerà? Non durerà? Difficile a dirsi. Il mondo negli ultimi anni è diventato estremamente volubile, e decisamente più suscettibile al marketing che alla sostanza. Soffre/beneficia di ciò la stessa serie “The Walking Dead” che ci ha propinato due serie di una noia mortale dopo averci abbindolato con le prime due, vivendo così di rendita. Penso sinceramente che questa, come molte altre cose caratteristiche del nostro particolare periodo storico, scomparirà nel nulla nello stesso momento in cui si smetterà di investire su marketing e pubblicità. Gli zombi sono destinati ad estinguersi. Ma quando lo deciderà Sky.

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